LE MASSERIE

Il termine masseria, che deriva dal latino arcaico "massa" (lievito, pasta), a sua volta importato dal greco "mazza" (massa di farina impastata, pane d'orzo), indica una struttura rurale legata alla coltivazione dei campi e all'allevamento degli animali. In genere, tipologicamente, possono essere distinte masserie da campo, masserie da pecore a forme miste, che sono quelle preponderanti. Le prime sono articolate per attività colturee dei cereali, della vite e dell'olio; le seconde sono organizzate prevalentemente per l'attività zootecnica. Le masserie poste nel territorio Torrese sono composte da abitazioni per la residenza familiare e da altri locali adibiti al lavoro, al ricovero degli animali e alla riconversione e conservazione dei prodotti. La maggior parte sono a corte chiusa e alcune sono persino fortificate (con presenza di torrette, caditoie, feritoie, camminamenti ecc.), per scongiurare gli assalti dei briganti che, un tempo, purtroppo, erano molto frequenti. L'origine della masseria, concepita come azienda agricola, risale al periodo dei Normanni, anche se fu proprio Federico II di Svevia a favorirne lo sviluppo, eliminando i latifondi utilizzati come pascoli e trasformandoli in centri agricoli, ordinando che i prodotti fossero oggetto di scambio durante le fiere. Nel periodo degli Aragonesi, le masserie, da originari centri agricoli, cominciarono a trasformarsi in centro di allevamento del bestiame, specialmente dopo la istituzione della "Dogana delle pecore". L'organizzazione del lavoro interno della masseria si strutturava in una rigida gerarchia fondata sulle funzioni che ogni soggetto esercitava. La maggior parte delle attività veniva svolta nella corte, o cortile interno, costituita dallo spiazzo scoperto intorno a cui si disponevano l'alloggio padronale, i locali del massaro e dei braccianti, le stalle per gli animali, gli ambienti per la lavorazione e conservazione dei derivati del latte, il frantoio ed altre strutture destinate a deposito. L'alloggio padronale quasi sempre si trovava al piano superiore del corpo principale del fabbricato, cui si accedeva mediante ampie scale che si dipartivano dall'androne di ingresso della corte, mentre l'alloggio dei salariati e del massaro si trovava generalmente al piano terra, più a diretto contatto con le zone di lavoro. E' da ritenere che le più antiche masserie Torresi non siano comunque anteriori al XVI secolo e sono quelle caratterizzate dalla struttura a torre (Arciprete, Tirignola, La Palombara), mentre le restanti furono edificate nel XVII e XVIII seclolo. Le più recenti sono quelle che presentano una architettura simile a quella di molti palazzoni cittadini, che risalgono ai primi decenni dell'Ottocento e sono il risultato della consuetudine dei proprietari terrieri di trasferire la propria residenza in campagna per riordinare la proprietà rurale con la costante presenza nel luogo di produzione. Tale importante innovazione aggiunse alla strutture della masseria l'elemento chiesa, che quindi si può considerare un fenomeno relativamente recente nella storia evolutiva di questi fabbricati rurali. Fondando la cappella, il proprietario della masseria si impegnava una annuale somma di denaro, sufficiente per il mantenimento dei suppellettili e per pagare i servigi del prete, che ogni settimana vi si recava per celebrare la messa e per somministrare i sacramenti. L'arredo era molto semplice e comprendeva l'altare con gli arredi sacri, quadri, affreschi recanti immagini di santi e le panche per il pubblico. Cappelle particolarmente pregevoli si trovano nelle masserie Monteverde (con affresco della Madonna di Loreto), Pezzaviva (con affresco della Madonne con Bambino tra i Santi), Spinella (con un ciclo pittorico riguardante San Giorgio che sconfigge il drago), Palombara, Santoria, La Cattiva e Le Torri (da non confondere con la chiesa di San Pietro di Crepacore). Oggi, per diverse cause, le masserie si trovano in stato di abbandono. Occorrerebbe pertanto recuperarle ad un funzione attiva, per essere da supporto e da traino ad un turismo che purtroppo stenta ancora a decollare. Si auspica però una azione di controllo e di coordinamento nel recupero, onde evitare che tentativi maldestri e selvaggi di ristrutturazione da parte di privati, possano provocare danni peggiori e definitivi a queste strutture che, invece, dovrebbero mantenere inalterata l'architettura originaria.

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                                         Masseria La Palombara                                               Masseria La Cattiva                                                  Masseria Le Torri
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                                          Masseria Torre Mozza                                               Masseria Tirignola Grande                                        Masseria  Tirignola Piccola
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                                         Masseria Pezza Viva Vecchia                                   Masseria Arciprete Vecchia                                            Masseria Gesuiti

                       Masseria Canali (Proprietà Bruno)                          Masseria Canali (Proprietà Sanasi)                                     Masseria Canali (Proprietà Spina)

Masseria Santoria Vecchia

Masseria San Nicola